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LETTERA APERTA A CARLO AZEGLIO CIAMPI: IL CORAGGIO DELLA POVERTÁ.

Di Martia Luz FdC

16.07.05 | Per conoscenza al Ministro degli italiani all'estero Mirko Tremaglia. La forza della democrazia e quindi della repubblica si basa sulla costituzione e pertanto sulla uguglianza di tutti i cittadini difronte alla legge e allo stato.

Mi permetta Signor Presidente riportare un breve dialogo avvenuto nei giorni scorsi nella cittá di Caracas Venezuela, conversazione fra un umile operaio e un riparatore di apparecchi ortopedici.

- Lei signore ha bisogno di una nuova carrozzella per sua figlia, questa é troppo vecchia e non vale la pena oramai ripararla, se lo desidera posso darle un preventivo e presentandolo probabilmente potrá ricevere qualche aiuto presso il suo consolato giá che lei é italiano.

Risponde il Signore in un chiaro accento partenopeo:

- Grazie, mia figlia ha 17 anni ed é quadraplegica di nascita, peró sempre mi dice: Papá io só di essere una disgrazia per me e un peso per la famiglia pero non accetteró mai che tu sia costretto a mendicare un aiuto. Non voglio che tu debba chiedere piaceri a nessuno per colpa mia.

Mi scusi La prego la semplicitá del dialogo cosi come il forse inusuale orgoglio del signore in questione e di centinaia, migliaia di emigranti i quali non sono riusciti a realizzare i sogni che li spinsero ad allontanarsi dalla madre patria. Per quelli che come me viviamo in contatto giornaliero con molti di loro sentiamo la pena e le difficoltá che affrontano giornalmente per sopravvivere in paesi che non sono i loro e che purtroppo non possono abbandonare giá che la terra che li ha visti nascere non puó giá offrire loro nulla di meglio.

L'orgoglio dell'emigrante é forse l'unico bagaglio che ciascuno di loro porta con se da quando hanno toccato suolo straniero e puó essere soddisfatto solo quando rientrando all'amato paese potranno dimostrare a coloro che lo videro partire che l'antico sogno si é trasformato in realtá. Pochi possono, Signor Presidente, la maggioranza si autoesilia fra gli strati piú poveri della popolazione locale evitando perfino i contatti con le sedi diplomatiche o consolari.

Sicuramente gli incaricati consolari degli aiuti e delle pensioni riceveranno migliaia di richieste molte delle quali sicuramente ingiustificate e per questo si rende necessaria la selezione e lo spirito indagatorio di fronte a coloro che la ricevono, peró Signor Presidente il chiedere e a volte supplicare un aiuto ferisce profondamente nell'orgoglio colui che é costretto dalla necessitá.

Sicuramente l'anziano o l'infermo che fanno la coda al consolato o che sopravvivono nella vergogna mimetizzati con la povertá locale se vivessero in Italia avrebbero diritto alla pensione sociale o se é il caso alla pensione di invaliditá come per esempio la giovane quadraplegica del dialogo. Un diritto comune ed inalienabile, Signor Presidente, é la necessitá del cittadino di godere di una vita degna ovunque esso risieda e il dovere primordiale di uno stato moderno é quello di soddisfare tale necessitá.

Perché, mi domando, il cittadino bisognoso dell'appoggio della nazione alla quale appartiene per diritto consacrato nella costituzione e nella legge non ha il diritto di usufruirlo quando la sua residenza non é costituita nel territorio nazionale ? Forse, Signor Presidente, la vecchiaia di coloro che dovettero o vollero emigrare é diversa da quella di coloro che risiedono in Italia ? Forse le malattie di coloro che risiedono all'estero sono meno dolorose ed economicamente meno agobianti di quelle degli infermi che vivono circondati dai loro cari in Italia ?

Sono partiti a migliaia, come ricorderá Signor Presidente, spinti dalla fame e dalla necessitá di una vita migliore nei momenti piú difficili della patria. Centinaia, milgiaia di uomini che nonostante sacrifici immensi hanno sostenuto le loro famiglie inviando alle cittá ai borghi ai paesi piú sperduti della penisola i denari guadagnati con tanto sudore perche la nazione in questi tristi momenti non era in grado di assumere tale carica sociale. Oggi, la maggior parte di essi, oramai anziani, molti gravemente malati o invalidi devono ricorrere alla misericordia dell'aiuto consolare o semplicemente con il coraggio della povertá scomparire con orgoglio fra coloro che indipendentemente della razza o credo compartono un solo bene comune, la fratellanza nella miseria.

Comprendo come sia difficile per uno stato affrrontare una carica sociale cosí onerosa peró, Signor Presidente mi permetta suggerirLe, colui abbraccerá la giusta causa degli italiani all'estero sicuramente sará sempre ricordato nella storia e nel cuore di migliaia, milioni di noi.

Grazie.

Attentamente,

Maria Luz FdC, Caracas Venezuela.



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